GEOS - n.9 Maggio 1996 - anno IV
ISOLE DI CAPO VERDE

Gli ultimi ambienti selvaggi

Testo di Pier Vincenzo Zoli - Foto dell'Autore e di Mauro Camorani

Arcipelago negli Alisei

E' quello di Capo Verde, formato da un pugno di terra generata dall'attività vulcanica del fondo oceanico sulle antiche rotte per le Americhe. Nonostante soffrano di siccità, alcune delle isole che lo compongono sono ricoperte da una rigogliosa vegetazione, e ovunque si sente l'afflato dei venti atlantici che soffiano costanti.

Fuoco, acqua e vento per tutte

Le isole di Capo Verde sono di origine vulcanica e poggiano sull'omonima piattaforma marina, prominenza dello zoccolo continentale africano.
Questa loro origine appare evidente dalla morfologia comune un po' a tutte, con rilievi dirupati che raggiungono altezze anche notevoli, fino ai 2.829 metri del vulcano attivo di Fogo.


Un'oasi di verde presso S. Jorge


- le acque dell'oceano entrano turbinose
In una cala dell'isola di Sal


Una palma solitaria a Boa Vista


il primo insediamento umano dell'arcipelago

Quindici isole nate dal fuoco

Una caratteristica comune a tutte le isole di Capo Verde è il contrasto. L'arcipelago sgrana a semicerchio le sue perle, una collana di dieci isole più grandi e cinque scogli, gettate quasi a caso nell'Atlantico, seicento chilometri a ovest delle coste africane occidentali, di fronte al Senegal.
Di questi undici lembi di terra rubati all'oceano solo uno, Santo Antao, giustifica ancora l'aggettivo di "verde" dato a queste terre, ricoperto com'è di vegetazione tropicale; tutte le altre isole sono più o meno riarse dal sole, in certi casi del tutto spoglie e drammaticamente desertiche. Perchè allora sono chiamate così? All'epoca in cui i velieri portoghesi sfidavano il mistero per scoprire nuove terre e nuove ricchezze, alcune di esse, allora completamente disabitate, apparvero ai loro scopritori sommerse da foreste, tanto da guadagnarsi il nome che portano tuttora. La colonizzazione non tardò ad arrivare; nel 1462 fu fondata Ribeira Grande, sull'isola di Santiago, e con i coloni arrivarono anche gli schiavi, importati dalle non lontane coste africane ed utilizzati nelle piantagioni di viti. Ed ecco un altro contrasto: questo pezzo d'Africa è il più cosmopolita del continente, ed a dispetto della sua ridotta superficie vi si mescolano molteplici etnie; la popolazione è infatti costituita da negri, mulatti, meticci, bianchi, in virtù della continua fusione fra razze dovute al commercio degli schiavi prima e, successivamente, al continuo afflusso nei porti di gente d'ogni provenienza, data la posizione strategica delle isole sulle rotte per le Americhe. L'aumento della popolazione, la necessità di spazi per le coltivazioni ed il continuo disboscamento portarono poi a irreversibili mutamenti climatici, favoriti anche dalla particolare posizione geografica dell'arcipelago, battuto da venti tutt'altro che forieri di pioggia. E ancora affiora un contrasto: in un mondo circondato dalla sterminata vastità dell'oceano, l'acqua è un bene tanto raro da costituire ancora oggi, la preoccupazione di molti villaggi. I pozzi sono rari, sebbene non manchino falde anche estese, e le donne con i loro bambini sono costrette a percorrere anche più volte al giorno lunghi sentieri impervi per raggiungerli; l'acqua è raccolta con metodi primitivi in grossi secchi, trasportati poi in equilibrio sulla testa fino alle loro case. L'agricoltura soffre terribilmente di questa sete, ed i raccolti sono strappati all'arsura grazie ai terrazzamenti ed ai fossati in cui si tenta d'impedire alla rarissima acqua piovana di scivolare in mare prima ancora di essere riuscita a rinfrescare le assetate radici delle colture.
Eppure, è questo un altro contrasto, la stessa isola può nascondere oasi di verde rigoglioso, dovuto alla presenza di vaste piantagioni di banane, cocco e mango, mentre poco distante bruciano al sole immense distese di rocce dall'aspetto lunare o, nell'isola vicina, vaste pianure di deserto sabbioso tagliano trasversalmente il territorio. E dire che Santo Antao possiede una sorgente d'acqua purissima in grado di essere sfruttata commercialmente per la produzione di acqua minerale! Nel bene e nel male, è attorno a questo elemento essenziale che ruota la vita dei capoverdiani;la siccità compromette l'esistenza di uomini,animali e piante,mentre l'oceano nella sua vastità offre loro di che soppravvivere

estratto da:
GEOS - Edizioni ECOS SRL - n.9 Maggio 1996 - anno IV - Testo di Pier Vincenzo Zoli - Foto dell'Autore e di Mauro Camorani

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